La Musica era nell’aria fin dall’inizio, anche se mi è stato chiaro più tardi, attraverso la performance art. Si poteva dedurlo dalle cuffie posate sulla spalla del manichino “Nuvole”. Oppure indovinarlo dal titolo del quadro “Un’oca una New York”, che fu dipinto con l’ascolto ossessivo di “An Englishman in New York” di Sting e “Un americano a Parigi” di Gershwin. La musica è un’onda centrale nel percorso – che cambia e fa cambiare (DDR, 2009). Mi è capitata a un certo punto, come un dono. Dopo le prime azioni silenziose in Irlanda e Finlandia, mi fu offerta musica “ad hoc” dal pianista e compositore Dario Della Rossa. Oltre ai suoi brani, in questi anni ho avuto l’opportunità di sperimentare Mozart, Beethoven, Liszt, F. Landini, MKO, il flauto di Eugenio Colombo, la voce di Amadea, Azim Shabal Nawabi, The Sticker Dude a New York. Mi piace suonare il bastone della pioggia magari insieme ai veli di polietilene Rende tangibile lo scorrere del tempo nel fluire della vita e i moti dell’anima. La musica è in definitiva una sorta di movimento interiore che prende forma ogni volta che mi capita di notare di prima mattina un fiore o una piuma che si sono posati sul cancello, prima di partire.