La magia, l’evanescenza e la pregnanza delle immagini in movimento mi hanno sempre incantato. Questa passione, più che dalla frequentazione dei cinema, scaturisce dalla familiarità con i rullini di pellicola e dal piacere di fare foto/diapositive con macchine analogiche. Ho dipinto grandi tele con l’aiuto del proiettore e ricordo ancora l’emozione del sentirsi tutt’uno con il cono di luce e il pulviscolo che navigava dentro. Inoltre ho spesso sviluppato in arte l’idea di sequenza. L’ incontro con il cinema “vero” capita nel 1995, quando le illustrazioni realizzate per un libro di Angelo Signorelli sono scelte dalla Televisione Slovena per “La Storia del Cantastorie”… insieme alla mia casa-studio come set. Un’intera troupe arriva da Lubiana e installa una rotaia per la steadicam da un capo all’altro del pianterreno, mi chiede di dipingere il mio cielo in garage e di recitare. Vengono girate molte bobine di pellicola e altre a Idria, per gli esterni. Ne risulta un emozionante film sperimentale al quale tutti hanno partecipato di cuore. Un decennio dopo, con la scelta della performance art e l’avvento del digitale, l’esperienza ritorna utile. Apprezzo i video girati da professionisti ma non ho paura di filmare talvolta le azioni mentre le compio – con una piccola macchina fotografica – da treppiede o a mano libera. Dopo, se/quando voglio, posso selezionare still frame e lavorarci su. Per bilanciare la complessità del mondo delle immagini in movimento, il mio studio si è via via affollato di personali strumenti ispirati al pre-cinema: fenachitoscopi, zoetropi , se(a) mobile e ibridi vari. Ci sono anche molti flick book, ottenuti a volte disegnando sirene sulle pagine di mini bloc-notes. Ho notato inoltre che spesso una ‘bella’ sequenza non capita/si fa con forme e movimenti simili/progressivi quanto con i moti contigui dell’anima.